…le narrative che contano si fanno tutte con un costante dubbio, con un affermare reticente, soprattutto con l’inquietudine di sapere che nulla è vero e che bisogna fingere che lo sia, almeno per un po’, finché non si possa resistere all’evidenza incancellabile del cambiamento, allora si passa al tempo già trascorso, poiché solo quello è veramente tempo, e si tenta di ricostituire il momento che non abbiamo saputo riconoscere, che trascorreva mentre ne ricostruivamo un altro, e così via, momento dopo momento, ogni romanzo consiste in questo, disperazione, tentativo frustrato che il passato non sia una cosa definitivamente perduta. L’unica cosa che non si è ancora appurata è se sia il romanzo che impedisce all’uomo di dimenticarsi, o se sia l’impossibilità dell’oblio che lo porta a scrivere romanzi. – J. Saramago