Bivi

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Il mio problema non è quale strada scegliere. Non lo è mai stato. Il mio problema è sempre stato quale strada lasciare. Quale veder sparire tra le fronde senza sapere che fine faccia. Dove porti. Come. In quanto tempo.
Sono così. Non fatico a scegliere, fatico a rinunciare. Qualcuno potrebbe dirmi che, in sostanza, si tratta della stessa cosa. E magari, in un certo senso, avrebbe ragione. Con la testa, con la mente, avrebbe ragione. Ma per me non è affatto la stessa cosa. Ci sono abissi.
È tutto racchiuso in quel milionesimo di istante nel quale scelgo. Capita a tutti così. Valutiamo per settimane, mesi, anni, tutte le possibili implicazioni di una scelta. Ci piangiamo. Ci facciamo venire la febbre alta. Passiamo notti insonni. Poi clic, qualcosa si sgancia, cede dentro, apre. É un barlume di luce in soffitte dimenticate. E noi, nello stesso tempo in cui un bicchiere che cade a terra finisce in mille pezzi, decidiamo.
La maggior parte delle volte ci rendiamo conto che tutto ciò che abbiamo valutato e rimuginato per anni – e che in fin dei conti non ci lasciava scegliere con serenità, – in sostanza era irreale, improbabile, anche finto. Qualcosa che assecondava la nostra viltà, il nostro disagio, le nostre paure. Era quello che più semplicemente sapevamo gestire. Abbiamo fatto per tanto tempo conti che non tornavano. E ce ne rendiamo conto quando ci ritroviamo a vivere proprio qualcosa che, in tutti quegli anni, in tutti quei calcoli chilometrici, non avevamo minimamente immaginato. Stupisce la vita. E noi ci stupiamo ogni volta di quanto stupisca.
Ora sono qui. Immobile. Di fronte a me un bivio. L’ennesimo. Forse uno dei più difficili. Sto aspettando un clic, dentro. Qualcosa che si muova. Qualcosa che mi spinga. Qualcosa che scelga al posto mio. Che idiozia. Razionalmente io lo so che è un’idiozia, eppure il cuore sembra un turista alla fermata del tram. Aspetta. Aspetta. Aspetta.
In pratica, cos’è che accade? Accade che la vita a un certo punto si sfilaccia. Una parte piega a destra, un’altra a sinistra e tu, che contieni miliardi di persone ma col corpo sei uno soltanto, devi decidere dove condurti. Qualcuno mi dice Fai scegliere al destino, ma è proprio il destino ad avermi messo qui, davanti a questo crocevia senza indicazioni, non posso esigere risposte. Il destino si limita a creare occasioni, spazi di movimento, eventualità. Il resto dobbiamo farlo noi. Dobbiamo coglierlo. Qualcun’altro mi dice Comunque vada sarà un successo, e io ci credo. Ma vorrei che andasse come voglio io, vorrei mostrare ogni giorno questi fuochi d’artificio che ho nel cuore. Non solo alle feste, non solo alle ricorrenze. Ma come carta d’identità, come peculiarità.
Io non penso a cosa preferisco davvero, a cosa voglio. Penso sempre a quale rinuncia mi costa meno fare. È un modo di agire, non una colpa. Sono da una parte e penso a cosa mi sto perdendo dall’altra. Sto qui, ma forse veramente sto solo altrove. Questo è il punto. E forse andrebbe chiarito – e guarito – prima di ogni altra faccenda. Essere presente a me stesso, ora. Convincermi che il luogo in cui sono, le scelte che faccio, mi appartengono allo stesso modo di un braccio, del mio nome, della mia casa. É tutto parte del mio presente e del mio futuro.
Ora sono qui. Braccia lungo i fianchi. Poca voglia di farmi domande, ancor meno di cercare risposte. Eppure il mio cervello sembra una fonderia, prende, e ammassa, dá forma a futuri immaginari, scolpisce. Coi pensieri non mi batte nessuno. Ma io mi trovo ancora qui, senza qualcuno che sappia dirmi cosa c’è oltre questo bivio, dietro quella curva, dietro quella collina. E comincio a pensare che forse è meglio così, non sarebbe giusto. Sicuramente, se sapessi i dettagli del futuro e le conseguenze strette e larghe delle scelte, sarebbe meno appassionante vivere tutto quanto, persino questa fervida e dimenticata attesa di qualcosa che abbia la forza di definire tutto quanto.

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3 pensieri su “Bivi

  1. Ci sono bivi di cui nemmeno ti rendi conto poichè la scelta è sentita e la rinuncia è necessaria. Quel che verrà dopo sarà solamente una grande ed infinita scoperta. Il futuro puoi solo immaginarlo, non chiedere altro. La bellezza è tutta lì.

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  2. Hai ragione. Infatti l’errore più grande è sempre disegnarselo addosso il futuro, dargli aspettative e concedergli margini imprevedibili. Meglio viverlo. La volontà c’è, ed è tanta. Perché però a volte non ci si riesce?

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  3. A volte la felicità è tutta lì, nel seme di quel che sarà. Non vedere il disegno finito è il principio dello stupore.
    Arrenditi, molla tutto, non disegnare, osserva, vivi, ama. L’inimmaginabile si procurerà una matita, l’infinito colorerà.

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