Ci sono libri di cui parlano in tanti e che, per qualche ragione, non ci capitano sottomano. Ci vivono accanto, certo, con la loro portata e i loro richiami che ci sfiorano senza conquistarci.
Io questo libro, del 2005, non lo avevo letto. Ora l’ho fatto.
Si tratta di uno dei primissimi romanzi a trattare le conseguenze dell’11 settembre 2001. E lo fa con una struttura alternata molto efficace e molto originale.
Da una parte c’è Oscar Schell, un 9enne molto creativo e pieno di vita che ha perduto il padre Thomas nell’attentato alle Torri Gemelle e che trova nel suo ripostiglio, dentro un vaso, una chiave con scritto BLACK. Da quel momento, comincia a cercare in tutta New York tutte le persone che fanno Black di cognome perché incuriosito da cosa quella chiave possa aprire e convinto che possa chiarire qualcosa sulla vita e sulla morte del padre.
Dall’altra si sviluppa una storia più articolata che non è chiarissima da subito, ma che poi si rivela la parte più intima e importante del libro. Oscar, dopo la morte del padre, infatti vive con la madre e con la nonna paterna. Questa parte del romanzo è dedicata alla storia della nonna e di quello che poi diventerà il padre di Thomas, il nonno di Oscar. I due si incontrarono e riconobbero a New York, dopo la fine della seconda guerra mondiale, perché quell’uomo era stato il fidanzato della sorella della nonna, morta a Dresda durante i bombardamenti. Quando lei rimase incinta, il nonno di Oscar fuggì.
In una serie incredibile di colpi di scena e di rivelazioni, la storia diventa un cerchio perfetto, dove passato e futuro, tragedie e sorprese, parole e silenzi tornano tutti al posto che compete loro. E dove, alla fine, la vita brilla talmente forte da rubare la scena.
Una scrittura fresca, che improvvisa discese di pazzesca profondità e passi di ironia assoluta. Un intreccio che ha tratti della saga familiare, raccontati con delicatezza e con calma lacustre, e tratti del giallo, svelati con maestria. Un romanzo sul destino e sulle circonferenze entro cui ci illudiamo di governare le nostre vite.

Attuale
Commovente
Circolare
Delicato
Drammatico
Ironico
Riflessivo
“La distanza che si è incuneata fra me e la mia felicità non era il mondo, non erano le bombe e le case in fiamme, ero io, il mio pensiero, il cancro di non lasciare mai la presa, l’ignoranza è forse una benedizione, non lo so, ma a pensare si soffre tanto, e ditemi, a cosa mi è servito pensare, in che grandioso luogo mi ha condotto il pensiero?”