Figlia mia,
devi sapere che col tempo si impara tutto, persino a sbagliare. A sbagliare bene, sempre meglio: ad accettarlo. Fino a sbagliare in un certo modo preciso, che rende l’errore così bello, così speciale.
Devi sapere che avrai 10 mesi una volta sola, e 10 anni una volta sola, e 20 una volta sola, e quando te ne renderai conto, anzi, quando a questo darai una certa importanza, probabilmente di vita ne sarà passata già molta. Ma non preoccuparti, succede a tutti, è successo anche a tuo padre.
Capirai che esiste una differenza abissale tra amare ed essere amati, e che l’ideale sarebbe una loro sincronicità, ma è così complesso, così difficile, così incastonato l’amore, che intorno a te avrai tante tante tante dimostrazioni d’altro, da persone che si ostinano a chiamarlo così. Andranno a letto, faranno figli, si faranno una discreta compagnia. O magari si disprezzeranno, si ignoreranno, si maltratteranno, ma resteranno assieme, come se un contratto, o una vicinanza, valessero più della vita, dei sorrisi, della gioia incommensurabile di essere se stessi. Come se la solitudine fosse più inferno di una finta compagnia.
Capirai che non esistono promesse, né tutele, che saranno mantenute ad ogni costo. Che le persone, anche le migliori, sono macchine da guerra, che riposano in pace, finché ne hanno modo. E che chi sa amarti per come sei, non te lo dice, lo fa, senza richieste.
Capirai che aiutare qualcuno non è compatirlo, né dargli scuse, o alibi. Che aiutare non è spingere, o convincere, o illudere, o elevare, ma soprattutto ascoltare.
Capirai la bellezza del sole, anche se brucia, e del mare, anche se annega. Capirai che ogni bellezza sta in equilibrio, ma che ogni equilibrio non esiste se non sai ballarci sopra restando in piedi.
Capirai cos’è l’amore, il tuo amore, che è l’unico che esiste. Incontrerai qualcuno, e non saprai perché, insieme a lui, ti sembrerà tutto migliore. Poi piangerai, di gioia, di dolore, che importa? Piangerai.
Capirai che la pazienza richiede pratica e che l’unico vero atto rivoluzionario è il perdono, ma non saprai darlo, non così, senza difese. Brucia il dolore, brucia sempre. Lentamente s’impara a soffrire di meno, non perché si è più bravi, o perché si è più maturi ma perché si concede meno. E si perde meno. E incontrerai chi cercherà di cancellare il proprio dolore nell’unico modo che conosce: restituendolo gratuitamente a te, sebbene tu non sia stata causa del suo.
E soffrirai, figlia mia, perché coltiverai il tuo giardino con dedizione, lo decorerai, accenderai quelle luci belle che fanno tanto festa e appena fuori dal cancello troverai paesaggi post-atomici, apocalittici, abbandonati. E penserai che la cosa giusta sarà non uscire più da te, se non per brevi istanti, e tornare dentro ogni volta delusa, amareggiata. Ti chiuderai a chiave. Ti mentirai di star bene così. Gli ostacoli sono messaggi, hanno sempre qualcosa da dirci, da insegnarci. Quando lo capirai, gli ostacoli non esisteranno più.
Alcuni negheranno tutto, lo fanno sempre, altri cercheranno di dirti cosa è giusto e cosa no. Poi capiterà. Capiterà di capire, piano, piano, che nulla è indistruttibile, neppure le persone che vogliono sembrarlo. Neppure le amicizie che avevi pensato eterne. Perché l’amicizia non è scontata, ma nemmeno banale. Non per te. Che vorrai talento, che vorrai dedizione, che vorrai tutto quello che nell’amicizia darai anche tu. E piangerai per gli amici che lascerai andare, ma non avrai alternative, non avrai altro che un sincero in bocca al lupo. Ti sentirai all’improvviso a tuo agio con una minoranza, e ti sembrerà strano, ti chiederai come sia potuto accadere. E andrà così. Resterà così.
Capirai che andare avanti è innanzitutto lasciare indietro quel che è appartenuto al passato. Nel futuro non c’è tanto spazio. E, se assomiglierai a tuo padre vorrai portarti tutto, decine di valigioni pieni di chissà che, e perderai tempo, e lacrime, e desideri, nel comprendere che il futuro ci aspetta nudi. Colmi solo di ciò che diventiamo, da soli, in una stanza vuota. Senza fronzoli, senza troppe parole. E all’improvviso, una mattina, apprezzerai il presente, solo il presente, perché è solo tuo, perché del presente sarai regina. E potrai camminarci, con solidità, senza timori. Adesso. Ora, capisci? Mentre leggerai tutto questo.
Capirai la meravigliosa inutilità di certi baci e di quelle che chiamiamo vittorie, il sapore degli addii, la precarietà degli arrivederci. Capirai che ogni persona è unica, nella sua follia. E quel che condividerai sarà sempre irripetibile.
Capirai quel che si intende come “ultima volta”, sempre dopo l’ultima volta. Perché nessuno sa prima l’ultima volta che ama qualcuno, che lo bacia, che lo saluta. Ed è giusto così, ed è bello così. Quel dubbio è il pepe della nostra esistenza.
Poi capirai, ne sono sicuro, che le parole, tutte, sono soltanto parole, sempre. Ma che noi uomini non abbiamo altro. Davvero. Neppure a cercarlo. Non abbiamo altro. E anche quelle che pronunciamo arrabbiati, o ubriachi, o nei sogni, non è vero che non valgono niente. Non abbiamo altro, solo parole. E afferrerai con violenza una verità inestricabile: non ci è concesso spingere le cose nel verso in cui vogliamo che vadano, non in modo significativo almeno. Possiamo solo fare la nostra parte, nel modo più bello che sappiamo. E vivere così. La nostra parte, sempre.
Accade quel che deve accadere. Noi dobbiamo solo farci trovare pronti.
Certi rimorsi saranno nascosti da euforie. Non sarà vigliaccheria, non sarà nulla. In alcuni momenti tirerai naturalmente delle somme silenziose. E poi ti mancherà qualcuno, e poi non ti mancherà nessuno, e poi ti mancherà la bambina che eri, e poi ti mancherà l’adulta che saresti voluta diventare. Coglierai che, se sei davvero felice di come sei diventata, i rimpianti non esistono.
La vita è questione di nostalgie, distanze e desideri. Tutto qui. Anzi, no. È fatta anche di tempo, di tempo che passa e dà forma, e scompare.
Ma il tempo tra padre e figlia non coincide mai. Anzi, è diviso. Corrisponde solo per una parte del tragitto, e mai davvero. Si è padri e si è figli solo nel frattempo.
Così, capirai tutto questo, o forse tutto il contrario.
Perché non dovrai saperlo da me. Dovrai impararlo da sola.