– Con A. è finita. Ma lui dice che sta facendo di tutto per venire a Roma. Nel frattempo vedo qualche volta B. Sono una merda vero? Mi sento così sola.
– Non ti giudico. Capita a tutti prima o poi. Quelle di A. pensi siano solo parole?
– Sì.
– Per questo ti senti sola.
– Penso non mi ami abbastanza e questo mi distrugge. Nessuno mi amerà mai. Ne sono consapevole. Non lo dico tanto per dire.
– Capisco il momento difficile, ma non dire scemenze. Cosa ti manca?
– Forse sono troppo. Troppo forte. Troppo fragile. Troppo decisa. Troppo timida. Troppo.
– Beh, mi sembra un pregio.
– Il troppo alle persone non piace.
– …
– Anche B. Mi ha lasciato. Ha deciso di non vedermi più. Vengo lasciata compulsivamente da tutti.
– Voleva impegnarsi e tu no? Perchè ti ha lasciata?
– Ho tirato troppo la corda e si è spezzata. Sono insopportabile. Ho fatto in modo che scappasse.
– Che gli hai fatto? Era un amante. Gli amanti lo sanno che il posto è quello.
– Mi ha invitato a un pranzo coi suoi amici. Gli ho detto di sì, poi ho fatto in modo di litigare per non andarci. Lui mi ha detto che sono settimane che litighiamo. Ha ragione. Perchè io non riesco a stare bene. Voglio sempre distruggere tutto. Alla fine mi ha detto di prenderci una pausa. A me dispiace, ma in realtà devo stare sola.
– Forse sì. Ti autosaboti. Pensi, per qualche ragione, di non meritare di stare bene. Ci facciamo del male da soli, siamo tutti così, quando la vita ci concede attimi di respiro. Stare bene – accettare di meritarlo, arrivare a desiderarlo davvero al punto di progettarlo – fa talmente male che preferiamo il dolore sottile a cui siamo abituati, ad un’improvvisa e inspiegata felicità. Ci vuole coraggio a essere felici. La felicità scotta, è complicata da maneggiare. Meglio una tiepida tristezza. Una velata malinconia. Una lista sempre aggiornata di quel che avremmo potuto.