Odio il caldo. Il caldo esatto che rimane quando hai tolto tutto.
Odio i posti affollati, e le persone che vogliono passare senza chiedere permesso.
E soprattutto odio la moltitudine informe. La detesto. Quando il tutto smette di essere somma, aggregazione, condivisione, e diventa confusione.
Odio chi si imbarazza senza motivo, per il puro e sciocco gusto di dirsi capace di quella sensibilità.
Odio i clacson. Tutti, tranne il mio.
E odio chi parla tanto, per nascondere i pochi pensieri.
Odio chi si lamenta e ne fa uno stile di vita, ma non agisce mai nella direzione che potrebbe alleviare le cause di quelle lamentele. Mamma mia quanto me sta sul cazzo!
Odio la generazione delle notifiche e del multitasking. Convinta di fare di più e di farlo meglio. Poi arriva sera. E lo ha fatto peggio, e magari non è nemmeno così tanto.
Odio persino le donne, non tutte. Odio quelle che si sentono donne. E quelle che non sanno di esserlo.
Odio i bambini al ristorante.
E i ristoranti senza menu.
E i menu senza prezzi.
E i prezzi senza sconti.
E gli sconti inferiori al 40%.
Insomma, odio chi ha tanto tempo libero ma vuole il tuo. E si stranisce se tu gli fai presente di vivere a un indirizzo diverso, che ognuno c’ha il suo, e ci abita da solo, perché è un indirizzo dell’anima. E quella casa devi curarla tu. Puoi farlo solo tu. È inutile farla lunga.
Ecco. Odio chi invece pensa che sia tutto di tutti. E che in fondo poi è tutto molto simile, se non proprio uguale. Che cambia poco, tra una cosa e l’altra, e che basta qualche nozione per sapere qualcosa. E qualche volta per conoscere qualcuno.
Odio chi confonde il sapere e il conoscere. E chi crede di conoscersi totalmente.
E odio anche chi non comprende che niente è di nessuno. E che siamo meteore. Brilliamo. Ma è già finita.
Odio il sorriso stampato di chi è convinto di vivere una vita antisismica.
Odio chi non ha il coraggio di apparire ridicolo, quando serve.
E chi non prova affatto, fingendo di non avere tempo, energie, risorse.
E infine odio il verso delle cose. È inutile girarci intorno. È uno.
Ed è sempre il contrario del verso in cui le capiamo.