A un certo punto lasci perdere il gioco che stai facendo: mettere al posto giusto cartoncini di oggetti nelle riproduzioni delle stanze di una casa; e vai a prendere il mio cellulare che ho colpevolmente lasciato incustodito sul divano.
– Papà?
– Eh.
– Eh, dimmi.
– Vediamo le foto?
– Quali foto?
– Quelle della festa di carnevale
– Al nido?
– Sì, papà! Ci siamo tutti vestiti. Le vediamo?
Seleziono le foto della festa. Le ho raccolte in un album. Scorri col ditino e nel frattempo parli, dici, ripeti i nomi dei tuoi amichetti.
– Questa è Giulia, questa è Adele, questo è Simone, questo è Andrea, questo è… questo è…
Spizzo la foto, in effetti è un bambino che non riconosco, forse nuovo.
– Chi è questo bambino Matilde?
– Questo è… questo è… non lo CONOSCIO papà.
Sorrido.
– Ah. ok.
– …questa è Giulia piccola, questo è Edoardo, questa è Lamar…
– Ah, fammi vedere Lamar, non la conosco. – le dico a un certo punto, mentre si susseguono Minnie, zingarelle, cowboy, unicorni, …
– Eccola, papà. Ecco Lamar, è simpatica.
Nella foto una splendida bimba vestita da principessa.
– Ah, è simpatica?
– Sì, sì. Tanto.
Continui a scorrere.
– Questo è Leo, questo Riccardo…
– Riccardo?
– Sì papà, Riccardo. Vedi? È vestito da dottoresso!
– Da che è vestito Riccardo?
– Da dottoresso!
Sbotto a ridere.
– Perché ridi papà?
– Niente niente.
Penso, in realtà, a quante questioni ci sono state su come appellare al femminile, ad esempio, i nomi delle cariche, sindaca, assessora, ministra, e a quante polemiche sterili da chi pensa che il rispetto per la donna passi per queste sciocchezze. poi parla un bambino, sovverte il problema con una innata ironia e risolve tutto.
– Ecco Gaia, papà. – Gaia è la cuginetta più piccola.
– Che bella Gaia, vestita da paperella.
– Da papeRETTA papà, da PA-PE-RE-TTA.
– Ah, sì, vero, da paperetta.
– Sai, papà che Gaia è venuta al nido già vestita da paperetta?
– Ah, sì? Non si è vestita lì come voi?
– No, papà, lei è piccola.
– Ah, sì, infatti. è vero.
– L’ha vestita zia a casa. Perché lei da sola non ce la FAVA
Sbotto a ridere di nuovo.
– Giusto giusto. Quando sei piccolo piccolo è normale.
– Io invece sono grande papà…
– Grandissima sei.
Poi guardo quelle dita che sfogliano le foto elettroniche con un’avidità e una gioia di vita che da adulti ci sembrano impensabili, sommerse, forse persino esagerate, e comprendo che sì, in un certo senso sei grande, ma in quasi tutti gli altri sei minuscola.
#cronachedaunapaternità