“mi sono iscritta a danza, l’ho fatto per la panza. La trippa era un po’ troppa, a volte il troppo stroppia, siiii l’ho fatto per la panza…”
Mentre ci vestiamo, ascoltiamo una canzoncina in cui una donna, incinta, ironizza sull’essersi iscritta a danza per far calare la panza. Balla, accarezzandosi il pancione.
“Papà?”
“Dimmi”.
“Dove l’ha comprata la signora la panza?”
Sorrido.
“Non si compra la panza, Matilde. Quella panza viene quando vuoi avere un bimbo. Lì dentro c’è un bimbo piccolo piccolo.”
“Ah”.
Resti immobile, chissà che sta combinando questo cervello minuscolo.
“Anche mamma aveva la panza così, uguale uguale, e dentro c’era Matilde, c’eri tu”.
Ci pensi. Guardi due secondi nel vuoto.
“Quindi anche nella tua panza c’è una Matilde, papà?”
Silenzio.
Requiem.
Matildeeee! Rispetto per noi ciccetti, please.
E vai al nido.
A piedi. Che alla panza fa bene!