Scialuppe

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Quando sei arrivata tu, io guardavo da un’altra parte.

Non ero distratto, ero semplicemente altrove. Ti avevo notata, lo sai, ma ero intento a vivere. Lo stavo reimparando dopo averlo dimenticato del tutto a causa di quelle cose che capitano nella vita e azzerano, ridefiniscono. Bombe H. Tsunami. Lutti che si annidano nel cuore come virus. E non se ne vanno più.

Sei arrivata, e non me ne sono accorto. Io piangevo, ridevo, inciampavo da altre parti, come se solo quello fosse l’orizzonte e solo quella avesse la dignità di essere considerata vita. Il resto non esisteva. Questo è un errore che faccio spesso: confondo l’orizzonte con il marciapiedi su cui cammino. E credo di correre, invece mi guardo le scarpe, conto i passi che non faccio, non scelgo davvero, penso al futuro come un obiettivo, non come una sensazione che nobilita il presente.

E restavo immobile a guardare il panorama, mentre le cose mi capitavano addosso.

Sei arrivata te e io non sapevo che fare. Sei stata vento, un vento lieve. Quello che d’estate aspettiamo tutto il giorno e che la sera solletica le braccia. Quello che ci fa stare bene con un nulla.

Scusa, scusami davvero, ma non sempre si è pronti, o capaci, e forse non ero da subito io. Succede, immagino tu lo sappia. Succede che le cose vadano piu veloci del tempo che serve a farle capitare. E il problema è che non riusciamo a star dietro alle emozioni, le maneggiamo con cura, come potessero esplodere e fare danni, e in realtà sono già esplose e hanno riempito la vita.

Quando mi sei capitata, naufragavo. Mi hai detto sali. Mi hai detto questa scialuppa è per due. Sembra piccola, ma ci staremo bene comunque. E io non volevo, vittima dell’idea sciocca che ognuno debba farcela comunque da sé, debba essere indipendente e dimostrare di saper sopravvivere da solo. L’orgoglio, che idiozia. Spero tu sia d’accordo. L’orgoglio con chi ci ama è un lusso che non possiamo permetterci. Come se starsi accanto, scegliersi, non fosse sopratutto scegliere con chi affrontare i dolori, con chi combattere i draghi, con chi morire e rinascere.

Ci infrangiamo come lastre di vetro cadute dal terzo piano, talvolta. Ci raccogliamo. Ci ricomponiamo. Impariamo a riconoscere i pezzi di noi perduti nel mondo. E succede che sbagliamo, che fraintendiamo, o che per qualche ragione indoviniamo tutto. Magari paghiamo conseguenze non nostre. O scontiamo pene per ciò che non abbiamo commesso. Però succede pure che la scampiamo. Che in qualche modo usciamo a petto in fuori dai cataclismi.

E succede che chiamiamo amore tutto quanto, e intendiamo ogni volta qualcosa di diverso. E succede che perdiamo l’equilibrio che ormai davamo per scontato, lo spezziamo.

Finché non succede che a un certo punto qualcosa rompe tutto, lo decompone, lo destruttura. E lo blocca. Un fermaglio in grado di fissare il tempo, sullo sfondo inarrestabile delle epoche. Una piazzola di sosta dove fermarsi a riposare. Un crocevia dove ci si incontra per caso e ci si ristora prima di un lungo viaggio. Per il quale si riparte insieme.

Ecco, sei tu.

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2 pensieri su “Scialuppe

  1. Sarà stato quel vento a toglier via la polvere, le macerie; ha deterso e riportato pace.
    Il vento non sa tacere. Riordina, ricompone e da profumo al sole al mattino.
    Difficle che si vada alla deriva in due.
    Sei salito e sei sopravvissuto… E insieme a te chi ti ha salvato.

    "Mi piace"

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