Le finestre dei musei

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Le finestre dei musei sono sempre chiuse. Non importa su cosa si affaccino, su quale panorama – o cortile, o vicolo. Importa cosa c’è dentro – dietro, – cosa celano.

Le finestre dei musei sono blindate, rinforzate, allarmate. Sono collegate a sistemi di sicurezza sensibili ad ogni intrusione. Temono accessi indesiderati – ladri, malintenzionati, furbi. Qualcuno che entri e faccia ciò che vuole, porti via qualche opera d’arte, faccia scempio delle sale. Imparano, le finestre dei musei, a distinguere chi è veramente interessato a ciò che contengono.

Le finestre dei musei si difendono, tengono alla larga gli estranei, e tutelano i tesori che hanno all’interno. Perché i tesori che ci sono, dietro le finestre dei musei, sono sempre pezzi unici, capolavori, opere d’ingegno e di follia. Qualcosa che vale la pena difendere. Anche se le finestre dei musei non lo sanno, o l’hanno dimenticato.

Le finestre dei musei sono di vetro opaco. Lasciano l’esterno al proprio posto – fuori! – e costringono a guardarsi intorno, a “stare” nelle sale, senza distrazioni, senza lame di luce o lampi di temporale a disturbare il personalissimo rapporto con l’arte.

Le finestre dei musei sono coperte da un telo scuro, una tenda pesante che preserva la luce e la temperatura, che crea l’atmosfera, spesso incompiuta, che si respira puntualmente lì dentro. Un’atmosfera di lavori in corso, di vita reale che diventa arte, e arte che comincia a pulsare, ed esiste.

Le finestre dei musei sono inutili, sono chiuse da dentro, spesso non hanno serratura, né maniglia. Sono tutte diverse, ma servono alla stessa cosa. Sono parentesi. Sono promesse. Sono promemoria di una realtà che esiste, ma non è percepita correttamente.

Le finestre dei musei sono gli occhi di una persona che ha perso l’amore.

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