Apocalisse Cutro

Vedo immagini apocalittiche.

Una nave partita dalla Turchia qualche giorno fa si spezza a metà, in balìa del mare in tempesta, al largo delle coste della Calabria.

Decine e decine di morti, il più piccolo di appena otto mesi, e quaranta dispersi. Corpi, cadaveri, ingarbugliati tra travi di legno spaccate, sassi, sabbia, alghe. Bambini che restano orfani, genitori che perdono i figli tra le onde, vedove, vedovi, fratelli, sorelle.

E in tv? E sui giornali? Tizio incolpa Caio che rimbalza a Sempronio che torna a prendersela con Tizio. “Si potevano salvare”. “Non dovevano partire”. “Se non partono muoiono di fame”. “La colpa è dell’Europa”. “Dovevano fare qualcosa”.

Il balletto infame e lurido delle responsabilità è sempre qualcosa di postumo. E quindi inutile. Le vittime cambiano le agende dei governi per qualche settimana, poi vengono dimenticate.

E le persone muoiono. I bambini muoiono. A 150 metri dalle nostre coste, evidenziando se ancora ce ne fosse bisogno, l’incapacità di soccorso tempestivo che c’è nel Mediterraneo.

Si parte, con la speranza di una vita migliore.

Si muore, ovunque, incessantemente.

Però in piazza ci andiamo per i Ferragnez.

Così, magari, Chiaretta perdona Fedez.

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