Venerdì 12 febbraio 2016 ore 18
Presso la FUIS (Federazione Unitaria Italiana Scrittori)
Piazza A. Imperatore, 4 – Roma
Metro A (Spagna)
Presentazione del mio libro MINIERE CARDIACHE (EdiLet, 2015)
Iniziamo col dire che ci sarà Michela Di Carlo, giornalista di Repubblica, che racconterà, col suo piglio e la sua competenza, a voi – e a me – qualcosa di questa mia raccolta di racconti, la prima dopo tre romanzi, che mi sta dando molte soddisfazioni. Poi ci sarà Massimo Pacetti, un poeta e uno scrittore toscano che stimo molto. Ci sarà Mariarita Pocino, Direttore Editoriale di EdiLet, che ha creduto in questo progetto e, cosa fondamentale, lo ha pubblicato. E ci sarà infine Laura Abbate, una mia cara amica, che si occuperà, in modo sublime e con la professionalità che le è propria, delle letture che abbiamo scelto per voi.
Ah, ci sarò anche io, povero me. Ad ascoltarli parlare del mio libro, ad ascoltare in silenzio parole che parlano delle mie parole. A rispondere a qualche sacrosanta domanda. A emozionarmi nel vedere tutti voi riuniti intorno a “qualcosa” che all’inizio non c’era, poi era solo mio, e adesso eccolo. Intorno a dei racconti che ho scritto in questi anni e che sono diventati così importanti. Necessari. Per diverse e personalissime ragioni.
Un centro di gravità, come solo la scrittura sa essere per me.
Concluderemo l’incontro con un aperitivo informale, durante il quale ci stringeremo la mano, ci daremo un abbraccio e passeremo un po’ di tempo insieme. Che è la vera ricchezza.
Sono felice di vedervi, per una volta, invece di leggerci sempre su queste pagine elettroniche.
Non mancate!
Un breve pensiero su questo incontro
Il passato ritorna, mi dice qualcuno. Io non ci credo. Io credo che sia passato, davvero, non solo di nome. Credo sia archiviato in uno di quei faldoni impolverati dove riponiamo le cose per recuperarle all’occorrenza. Convinti che da un momento all’altro possano diventare urgenti, utili, di nuovo attuali, per poi dimenticarle lì per sempre.
Le storie che passano nella testa di chi scrive sono migliaia. Poi, chissà perché, chissà come, qualcuna di loro compie uno scatto di reni e si tira su, conquista la dignità sufficiente per tentare di essere raccontata. Smette di essere un’idea, un mucchio di appunti, una frase, uno schizzo, un paesaggio immaginifico dei nostri momenti di solitudine. E prende forma. Succede così. E dopo aver preso forma, diventa passato. Diventa di tutti. Occorre lasciarla andare.
E il presente? Il presente di uno che scrive, com’è? È un bazar. È un porto affollato, confuso, impicciato di navi che vanno, vengono, tornano, galleggiano. È un miscuglio di possibili ed eventuali, di errori e di assilli.
In tutto questo frastuono di stimoli, il passato rappresenta ciò che si è già scritto, il presente ciò che si tiene in testa. In occasione di questa nuova presentazione, dopo diversi anni, torno a rileggere le mie storie, il passato, e mi sembro io. Quel modo di scrivere, non tanto il contenuto, è la carta d’identità del tempo in cui scrivevo quella cosa lì, molto più che tanti altri ricordi. La scrittura rappresenta il ritmo della mia vita, il modo in cui piangevo o ridevo, o me la prendevo con qualcuno, con Dio, con le persone, o magari coglievo qualcosa che mi stupivo per primo di cogliere, un dettaglio che non vedevo chiaramente ma volevo raccontare.
Il passato non torna. Ma è così bello sapere che c’è, che è lì. E che è passato.
Per questo, sono felice di venerdì. Perché sarà un momento di accordo. Tra quello che ero e quello che sono ora. In mezzo, questi racconti che hanno dato respiro, luce, aria, sostegno alla mia stanza quando puzzava di chiuso, di vecchio, e avevo voglia di buttare via tutto. Anche la voglia di scrivere, anche la voglia di rincorrere storie, di farle suonare, combaciare, rimbalzare come palle matte.
Per questo sono felice di venerdì. Per questo sarebbe bello incontrarvi.
Roberto