“Youth”

Il protagonista è Fred Ballinger (Michael Caine), un anziano direttore d’orchestra in pensione che trascorre un soggiorno in un lussuoso wellness center sulle Alpi svizzere. Insieme a lui sua figlia Lena (Rachel Weisz), appena lasciata dal marito, e l’amico fraterno Mick (Harvey Keitel), un vecchio regista di successo alle prese con il suo ultimo film, una sorta di testamento con cui vuole lasciare il cinema dalla porta principale. I due riflettono sulla vita, sul futuro, sulle esistenze degli ospiti dell’albergo, dei loro figli, di loro stessi. E lo fanno attraverso dialoghi intimi e divertenti, sinceri, appassionati. Come due amici veri, legati a doppio filo. Sanno che il loro futuro si assottiglia e decidono di viverlo insieme.

download (3)Due anni dopo la “Grande Bellezza” il regista partenopeo torna nuovamente dietro la macchina da presa con un film che ne riprende ritmo e spunti, riflessioni, emotività. Il disincantato Gambardella si “muoveva” in una Roma “barocca” e rumorosa, ma silenziosa e evocativa. Ballinger parla poco, osserva, scruta la vita da un luogo molto più riservato, quasi intimo, ma altrettanto potente. Entrambi hanno nel passato la parte preponderante della vita. Entrambi hanno alle spalle la grande bellezza della giovinezza volata via, senza sdegno.

Il film ruota intorno a una questione semplice: Balinger suonerà ancora? Un messo vuole convincerlo a suonare davanti alla Regina Elisabetta ma lui non ne vuole sapere. Perché non vuole più suonare proprio quel brano che la Regina gli chiede?

A un certo punto a rispondere, senza rispondere davvero, è lo stesso Balinger, quando dice che le «emozioni sono sopravvalutate». La giovinezza che passa inesorabile e i ricordi che custodiamo di essa, possono avere su di noi tanti effetti, persino portarci all’autodistruzione. Il tempo cancella i ricordi, anche quelli che crediamo indelebili, li azzera, li rende non fruibili persino da noi che li abbiamo vissuti, amati, consumati. Ad un certo punto della vita si avverte il desiderio di retrocedere, di voler tornare indietro, riscoprire la giovinezza, una giovinezza nuova e più dolce, più umana.

downloadMichael Caine è pienamento calato in una parte scritta per lui. Accanto a lui una grande Rachel Weisz, non molto presente in scena ma consapevole, elegante, bellissima, e il criptico Paul Dano, un giovane attore che prepara nella quiete dell’albergo il suo prossimo personaggio. Questi possono sembrare personaggi secondari, mentre in realtà rappresentano tasselli importantissimi nella struttura del film, anche solo come interlocutori nei dialoghi in cui emergono verità sopite, dolorose, dimenticate. Non è il film più riuscito di Sorrentino ma il cast funziona magnificamente.

L’esperienza estetica è davvero notevole. Sorrentino conferma la solita grande capacità di emozionare con semplici accostamenti audiovisivi. Con una regia calma e delicata, Sorrentino conduce all’interno delle sensazioni. E lo fa con la musica, le ombre, i movimenti lenti della macchina da presa.

Youth è un racconto pacato, dolce, compiuto. A tratti soffocato. Sono i vecchi i veri protagonisti di questa storia. Anziani alla ricerca di un tocco di giovinezza, di un briciolo di vita, assaporata con quella inconsapevole freschezza della gioventù. Si scrive giovinezza, si legge vecchiaia, insomma. Ed è una semplice questione di punti di vista. Emblematica a questo proposito la scena del cannocchiale, posto sulla terrazza del rifugio per ammirare il panorama magnifico delle Alpi svizzere. Ogni uomo, a seconda dell’età, guarda il proprio orizzonte, al futuro o al passato, e lo vede vicinissimo o laggiù, lontano, irraggiungibile. È la scena che riassume il messaggio di questo film pieno zeppo di sottotesti notevoli.

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Youth
di Paolo Sorrentino
con Michal Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz
Durata 118′
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