Le distanze necessarie

Quando la comprensione del mondo aumenta, non solo diminuisce il dolore da essa provocato, ma anche il senso. Capire il mondo significa porsi a una distanza precisa da esso. Ciò che risulta troppo piccolo a occhio nudo, come le molecole e gli atomi, lo ingrandiamo, ciò che è troppo grande, come le formazioni nuvolose, i delta dei fiumi, le costellazioni, lo rimpiccioliamo. E quando abbiamo ricondotto ogni cosa nel raggio d’azione dei nostri sensi, lo ancoriamo. Questo fissare le nostre conoscenze lo chiamiamo sapere. Per tutta l’infanzia e la gioventù ci sforziamo di stabilire la giusta distanza dalle cose e dai fenomeni. Leggiamo, impariamo, facciamo esperienze, correggiamo. Poi un giorno arriva per ognuno il momento in cui sono state definite tutte le distanze necessarie, sono stati stabiliti tutti i sistemi fondamentali. È proprio allora che il tempo comincia a fluire più rapidamente. Non incontra più nessun ostacolo, tutto è fissato, il tempo inonda impetuoso le nostre vite, i giorni scompaiono a gran velocità e, prima che ce ne rendiamo conto, abbiamo quaranta, cinquanta, sessant’anni… il senso ha bisogno di pienezza, la pienezza ha bisogno di tempo, il tempo ha bisogno di opposizione. Il sapere è distanza, immobilità, è nemico del senso. –  K. Knausgård

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