Disimparare

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Qualcuno mi ha detto che un albero deve essere direzionato bene quando è ancora un fuscello, altrimenti poi non potrà più seguire la forma che abbiamo deciso per lui, quella più adatta all’ambiente in cui quell’albero crescerà. Cresce storto, e addio. Qualcun altro, con un punto di vista molto più geometrico, mi ha ribadito che chi nasce tondo non può morire quadrato. Un altro ha tenuto a precisare che nessuno cambia veramente, se vuole cambiare da solo. Ha bisogno di aiuto, insomma. Di qualcuno che lo segua, che lo sostenga, che lo tuteli. Un altro, infine, mi ha preso le mani, mi ha guardato gli occhi, mi ha quasi sussurrato Ma che ti pensi? Una persona è quella che è, non è che all’improvviso si ravvede! A quest’età poi…

Insomma, per farla breve, sembrerebbe che si rimanga gli stessi tutta la vita.

Eppure c’è un filone, che in parte condivido, secondo cui non si è mai gli stessi, neppure ora da un istante fa, neppure ora da prima che scrivessi “neppure”. Siamo fiumi, scorriamo, non torniamo mai indietro e siamo ogni attimo diversi da un attimo prima. Siamo in perenne evoluzione e mutamento. Siamo liquidi.

E allora non mi torna il conto. Non capisco. Mi guardo intorno e non capisco se le persone che mi circondano, e io stesso, siamo alberi o fiumi. Rimaniamo gli stessi o cambiamo ogni attimo?

Di certo non posso saperlo io, mi piace però pensare a un compromesso. Credo, più esattamente, che si rimanga quel che si diventa attimo dopo attimo. Ci aggiorniamo continuamente, come i software dei computer. In sostanza siamo alberi, fissi al suolo, alle nostre radici, al nostro passato, ma cambiamo continuamente i rami, le foglie, i fiori, i frutti. Siamo multi-livello, siamo a più dimensioni. Spugne che non rilasciano.

Siamo tanti, dentro. E conosciamo continuamente nuovi noi, diventiamo altro, impariamo parti che ignoravamo.

Ci sono momenti nella vita, però, nei quali tutto questo salta. Sono rari, ma esistono. Sono quei momenti in cui, all’improvviso, le regole che abbiamo imparato ogni giorno sembrano non valere più, in cui soffriamo dolori di cui addirittura ignoravamo l’esistenza, in cui le possibilità che ci davamo saltano, fanno capriole, ci tradiscono. Si tratta di momenti senza regole. Non ci sono vere e proprie ricette, consigli validi, percorsi garantiti per uscirne. Sono momenti che non durano momenti. Ma molto più a lungo. Qualcuno addirittura non ce la fa. Non ne esce. Si ferma. Si blocca. Si chiude.

Succede qualcosa. Un lutto, una separazione, un grosso problema ingestibile nel breve periodo e da soli, e iniziamo ad avere a che fare con quanto di più difficile si possa affrontare per un essere umano. Tutto quel che eravamo, che avevamo imparato, sperato, progettato, non ha senso, sembra non averne affatto, e ci sentiamo pesci che cercano di nuotare nel cielo. Cambia il paesaggio. Cambia l’orizzonte. Niente è più al posto suo, niente è come l’abbiamo vissuto fino a ieri. Nemmeno noi.

E come si fa? Come fa l’albero a smettere di essere quell’albero lì e ridefinirsi?

Di solito non mi piacciono i contrari delle parole creati coi prefissi. Un conto è dire chiaro/scuro, o alto/basso, un conto è amore/disamore, affezione/disaffezione, e così via. Suonano male. Sembrano forzature che una lingua come la nostra non ha necessità di avere.

Stavolta però ne utilizzo uno. E calza a pennello. Come fa l’albero a smettere di essere quell’albero lì? Deve disimpararsi. Deve disimparare tutto quello che ha imparato, fare a ritroso il percorso che l’ha annodato in quel modo lì, che l’ha reso sé. Crescere di nuovo.

E calza a pennello perché, così come l’imparare, anche il disimparare è un processo, lento, impegnativo, profondo, doloroso. Non è un cancellino sulla lavagna, non è un interruttore. Piuttosto assomiglia ad un’operazione di rimozione chirurgica, al restauro di un’opera d’arte. Bisogna ripulire, riportare se stessi quasi ad uno stato di improbabile verginità emotiva. Che assurdità. Eppure è così.

Qualcuno mi dice che poi capita così: ti alzi, una mattina, e non ci pensi più, stai bene. Non ti accorgi nemmeno che non ci stai pensando più. Vivi una vita nuova, riprendi a respirare, sorridi senza ombre, ti rallegri di sciocchezze, ti commuovi, ti esalti. Inizi ad imparare di nuovo la vita. In un modo tuo, al passo coi tempi, al passo coi battiti del cuore, torni a crescere.

Qualcuno dice così. E io lo ascolto con l’attenzione che si rivolge ai sogni.

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